Un avvincente percorso, ricco di antiche informazioni ritornate alla luce e di immagini dell’epoca, si svolge attorno a una storia lunga quasi un secolo: la vicenda personale del primo campione olimpico italiano.
I Giochi della Seconda Olimpiade, che si svolsero a Parigi tra il 14 maggio e il 28 ottobre del 1900, videro protagonista il ventiduenne Gian Giorgio Trissino dal Vello d’Oro, sottotenente del reggimento Genova Cavalleria, che conquistò quelle che poi sarebbero state omologate come le prime medaglie olimpiche italiane: il 31 maggio un argento e il 2 giugno un oro. Alcuni temi riguardanti queste competizioni rimasero irrisolti per lungo tempo, come le annose discussioni se tali gare avessero le caratteristiche di una vera Olimpiade e l’ipotizzata presenza sulla scena di un asso dell’equitazione moderna, giunto in incognito. Ciò consentì decenni di contrastanti narrazioni ipotetiche e fantasiose. Gli eventi qui descritti, che trasformarono il protagonista da ragazzo a uomo, fanno rivivere quegli emozionanti momenti, ricostruendo, con evidenze obiettive e circostanziate, come effettivamente si svolsero i fatti che videro l’assegnazione dei primi allori olimpici a un atleta italiano.
Il saggio racconta le vicende del conte Gian Giorgio Trissino dal Vello d’Oro (1877-1963), ventiduenne ufficiale del reggimento Genova Cavalleria, che era a Parigi per le gare di equitazione dei Giochi della II Olimpiade. Trissino ebbe il grande campione Federico Caprilli come suo istruttore presso la Scuola Militare di Cavalleria a Pinerolo, che lo scelse per rappresentare il sistema naturale di equitazione nella vetrina delle Olimpiadi di Parigi del 1900. Tra i migliori del suo corso per allievi ufficiali, Trissino arrivò secondo nella prova di salto in lungo giovedì 31 maggio 1900, conquistando la prima medaglia olimpica italiana in assoluto. Sabato 2 giugno si piazzò al primo posto nella gara di salto in elevazione, vincendo la prima medaglia d’oro azzurra alle Olimpiadi. Una storia poco conosciuta e per lungo tempo molto dibattuta.
Il racconto parte da una breve descrizione dell’antichissima famiglia di provenienza di Gian Giorgio, i Trissino, aristocratici vicentini con quindici secoli di storia. Le gesta di alcuni esponenti spinsero il giovane Gian Giorgio a cercare un’affermazione per sentirsi degno di tali illustri predecessori, in un momento storico in cui nascere nobili aiutava ancora molto, ma non era più sufficiente a determinare il destino di una vita. L’episodio di Parigi certamente soddisfò questa sua ricerca di realizzazione personale.
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